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Il fenomeno dei Centenari: Giappone vs Italia

Indice

Negli ultimi anni il tema della longevità è diventato sempre più centrale, non solo per chi supera i 50 anni ma per l’intera società. Vivere fino a 100 anni è ormai un traguardo sempre meno raro, anche grazie a miglioramenti nella sanità, alimentazione, stile di vita.

Recentemente il Giappone ha “battuto un nuovo record”: quasi 100.000 centenari (persone di 100 anni o più). Questo dato spinge a riflettere su come e perché in alcune nazioni il numero di persone molto anziane stia crescendo così tanto, e cosa questo significhi per noi in Italia.

In questo articolo analizzerò i dati più recenti per Giappone e Italia, metterò a confronto gli elementi che favoriscono la longevità, indagherò limiti e sfide, e proporrò che cosa potremmo imparare per vivere bene da 50 in poi.

Il caso Giappone: dati e caratteristiche

Quanti sono i centenari

Secondo fonti recenti, in Giappone sono quasi 100.000 le persone che hanno raggiunto i 100 anni. Un articolo (su “Open”) riferisce che il numero è arrivato a 99.763 centenari.

Di questi, circa l’88% sono donne, il che è in linea con le tendenze globali: superare i 100 anni è molto più probabile per le donne.

Fattori che aiutano la longevità

Diversi studi parlano del “segreto” giapponese per l’invecchiamento sano. Ecco alcuni elementi emersi:

  • Dieta: ricca di pesce, verdure, alghe, soia, poca carne rossa, sale in moderazione.

  • Attività fisica regolare: non solo ginnastica strutturata, ma camminare, fare trasporto pubblico, muoversi ogni giorno.

  • Stile di vita: forte coesione sociale, rispetto degli anziani, senso di comunità.

  • Fattori ambientali: aria pulita in molte aree, ambiente urbano che incoraggia il movimento.

  • Aspetti genetici ed epigenetici: alcuni studi suggeriscono che certe varianti genetiche, insieme a stili di vita favorevoli, migliorino la resistenza a malattie cardiovascolari, cancro, demenza.

Uno studio denominato Okinawa Centenarian Study rileva che gli abitanti di Okinawa mostrano tassi molto più bassi di malattie cardiovascolari e tumori rispetto a popolazioni occidentali, e mantengono un’alta qualità di vita persino ad età molto avanzata.

Limiti e sfide

  • Anche in Giappone, pur con questi numeri, non tutti gli anni vissuti sono in buona salute. L’incremento dell’aspettativa di vita porta con sé anni con malattie croniche.

  • Costo sociale ed economico: pensioni, assistenza sanitaria, infrastrutture per anziani (case di riposo, assistenza domiciliare) diventano un impegno crescente.

  • Cambiamenti demografici: basso tasso di natalità, popolazione che invecchia velocemente. Il Giappone è uno dei paesi più “anziani” al mondo.

L’Italia: numeri, tendenze, peculiarità

Quanti sono i centenari in Italia

  • Al 1° gennaio 2024, in Italia erano residenti 22.552 centenari.

  • Di questi, oltre l’80% sono donne.

  • Il numero è in crescita: rispetto a 10 anni fa, c’è stato un aumento di circa il 30% nel numero di centenari.

Speranza di vita e anni in buona salute

  • L’aspettativa di vita alla nascita è aumentata, ma ci sono segnali di preoccupazione: gli anni vissuti in buona salute (senza disabilità o malattie croniche importanti) non aumentano nella stessa misura.

  • Per le donne, in particolare, si registra una perdita di anni di vita sana.

Studi e ricerche in Italia sulla longevità

  • CIAO Study (Cilento Initiative on Aging Outcomes): iniziato nel 2016, analizza fattori bio-psico-sociali che contribuiscono alla “longevità estrema” nel Cilento, includendo dieta, cellule staminali, meccanismi molecolari, e stile di vita.

  • Studi su “centenari come modello di invecchiamento sano” (ad esempio con i figli dei centenari) che mostrano quanto l’ambiente e lo stile di vita modulino l’espressione genetica, riducendo il rischio di malattie croniche.

  • Progetti sulle “zone blu” italiane, particolarmente in Sardegna (Ogliastra, Barbagia), dove si registra una concentrazione particolarmente alta di persone longeve, spesso con bassa incidenza di malattie croniche in età avanzata.

Confronto: che cosa distingue Giappone e Italia

Ecco alcuni punti di comparazione interessanti, rilevanti per chi ha più di 50 anni:

Aspetto Giappone Italia
Numero assoluto di centenari ~ 100.000 ~ 22.500
Tasso di crescita recente Continua crescita; record anno su anno +30% in 10 anni
Frazioni per genere Circa 88% donne Oltre l’80% donne
Stile di vita / dieta Dieta tipica con più pesce, verdure, fermentati; abitudini quotidiane che comportano movimento; attenzione al mangiare moderato; comunità coesa. Dieta mediterranea ricca di vegetali e olio d’oliva; stile di vita quotidiano variabile; aree interne/rurali favoriscono movimento e socialità; progetti locali (es. Cilento, Sardegna) che studiano questi fattori.
Ambiente sociale e contesto urbano/rurale Aree urbane molto organizzate con infrastrutture per anziani; aree rurali con tradizioni e stili di vita a contatto con la natura. Zone blu che punteggiano il Paese; ampia variabilità Nord/Centro/Sud per servizi, infrastrutture e condizioni socioeconomiche.
Sfide strutturali Basso tasso di natalità, costi per sanità e pensioni, gestione di una popolazione anziana crescente. Analoge sfide: invecchiamento progressivo, bassa natalità, pressione sul sistema sanitario, rischio di più “anni vissuti male”.

Lezioni da trarre: come invecchiare bene dopo i 50 anni

Basandoci su quel che emerge da Giappone, Italia e ricerche scientifiche, ecco alcune linee guida utili per chi è over 50, per aumentare non solo la longevità, ma anche la qualità della vita:

  • Dieta equilibrata

    • Favorire vegetali, legumi, pesce, cereali integrali; limitare carni rosse, zuccheri aggiunti, eccesso di sale.

    • Evitare di mangiare troppo: in Giappone si racconta del principio “hara hachi bu” (mangiare fino all’80% della sazietà) come uno dei rituali antichi che aiutano.

  • Attività fisica quotidiana

    • Non serve solo palestra: camminate, attività leggere, moto quotidiano (fare le scale, buona mobilità) fanno la differenza.

    • Mantenere un corpo e una mente attivi: hobby, socialità, movimenti.

  • Mantenere relazioni sociali forti

    • Vivere in comunità, avere legami familiari, amici, stare in contatto.

    • Partecipare alla vita sociale, associazioni, volontariato.

  • Cura preventiva della salute

    • Visite mediche regolari, screening per le malattie croniche (cuore, diabete, pressione, colesterolo, ecc.).

    • Stile di vita che prevenga obesità, sedentarietà, fumo, consumo eccessivo di alcol.

  • Ambiente favorevole

    • Vivere in luoghi che consentano aria pulita, spazi verdi, servizi per anziani.

    • Politiche pubbliche che sostengano l’invecchiamento attivo (trasporti, edilizia, sanità, misure di inclusione).

  • Fattori genetici ma non deterministici

    • È chiaro che il patrimonio genetico dà un contributo: alcune varianti proteggono, rallentano danni cellulari, ecc. Ma non basta da solo: l’ambiente e lo stile di vita giocano un ruolo fondamentale nell’espressione dei geni.

Criticità, limiti e implicazioni

  • Anni in salute vs anni vissuti: non basta vivere 100 anni se molti di questi sono con disabilità, dolore, malattie croniche. Il focus dev’essere su quanti anni vivi bene.

  • Disuguaglianze: la longevità non è distribuita in maniera uniforme. Differenze territoriali, economiche, di accesso ai servizi, istruzione, stile di vita. In Italia, per esempio, le zone interne e rurali possono offrire condizioni più favorevoli, ma spesso mancano servizi sanitari, trasporti, infrastrutture.

  • Sostenibilità del sistema: pensioni, assistenza sanitaria, assistenza sociale richiedono risorse sempre maggiori. Il modello demografico “sempre più anziani” implica inevitabilmente sfide politiche, economiche, sociali.

  • Qualità dei dati: alcuni studi recenti mettono in guardia: errori nei registri di nascita/morte, dichiarazioni non corrette, differenze tra paesi possono rendere i confronti disturbati. Ad esempio, nel dibattito sulle “Blue Zones” alcuni ricercatori sostengono che certi numeri siano sovrastimati o non sufficientemente verificati.

Cosa possiamo aspettarci nei prossimi decenni

  • Il numero assoluto di centenari è destinato a crescere in molti paesi sviluppati, Italia e Giappone inclusi, perché le condizioni che permettono una vita lunga (sanità, alimentazione, riduzione delle malattie infettive) continuino a migliorare.

  • Probabilmente vedremo un aumento anche del numero di super-centenari (persone che raggiungono 110 anni o più), benché rimangano rare.

  • Maggiore attenzione si dovrà dare non solo a “quanto viviamo”, ma a “quanto viviamo bene”: politiche per la promozione della salute preventiva, dell’invecchiamento attivo, del benessere psicologico e sociale.

Conclusione

Il Giappone ci offre oggi una fotografia quasi impensabile fino a pochi decenni fa: quasi 100.000 centenari, una popolazione che non solo vive molto, ma che in molti casi vive meglio. L’Italia non è lontana: i numeri sono molto inferiori, ma la tendenza è chiarissima, e alcune zone del nostro Paese offrono già esempi virtuosi di longevità in buona salute.

Per chi ha più di 50 anni, il messaggio è incoraggiante: non è mai troppo tardi per adottare abitudini che aumentano la probabilità non solo di raggiungere grandi età, ma di viverle con qualità. Piccoli cambiamenti nella dieta, nell’attività fisica, nell’impegno sociale, nella cura preventiva, nella scelta del contesto in cui vivere possono avere effetti notevoli.

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