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Non c'è tempo per essere tristi

di Licia Fertz e Emanuele Usai

A 94 anni, Licia Fertz si alza ogni mattina e indossa un sorriso. Non per ingenuità. Ma per scelta. Perché ha conosciuto la guerra, la perdita, la solitudine e la vecchiaia. E proprio per questo, ha capito che non c’è tempo per essere tristi. Questo il messaggio potente del libro che porta lo stesso titolo, scritto insieme a Emanuele Usai, il giovane amico e social media manager che ha trasformato la sua storia in un fenomeno virale. Ma al di là delle visualizzazioni su Instagram, c’è un libro profondo, autentico, pieno di vita — e di spunti sorprendenti sulla longevità consapevole.

Non è un manuale. Non è un romanzo. Non è un’autobiografia nel senso stretto. È piuttosto un dialogo tra generazioni, un viaggio nella vita di Licia, e insieme una riflessione su cosa significhi vivere bene, anche (o soprattutto) dopo i 50, i 70, i 90 anni.

Capitolo 1 – L’età è un numero, la gioia è un’attitudine

Il libro si apre con una premessa tanto semplice quanto rivoluzionaria: la vecchiaia non è una condanna. Licia racconta come, superati gli 80 anni, abbia scoperto una nuova vita. Complici i social (che ha iniziato a usare grazie a Emanuele), ma soprattutto un cambio di sguardo. Non più la vecchiaia come declino, ma come spazio di possibilità.

Questa visione si allinea con molti studi sulla longevità: il modo in cui percepiamo l’invecchiamento incide profondamente sulla nostra salute. La psicologa Becca Levy, nel suo libro Breaking the Age Code, mostra come un mindset positivo rispetto all’età possa allungare la vita di oltre 7 anni. Licia non lo sa, ma lo incarna perfettamente.

Capitolo 2 – Le cicatrici non si cancellano, ma possono diventare medaglie

In questo capitolo, Licia racconta la sua giovinezza durante la Seconda Guerra Mondiale, la perdita del marito e di un figlio, il dolore della malattia e della solitudine. Ma non lo fa per commuovere. Lo fa per mostrare la resilienza.

Il messaggio è potente: il dolore non si supera dimenticando, ma integrandolo nella propria storia. Emanuele interviene spesso con domande che rappresentano quelle che ognuno di noi si porrebbe: “Come si fa a non lasciarsi spegnere dal dolore?”. La risposta di Licia è semplice: si va avanti, anche solo un passo alla volta. Perché c’è sempre qualcosa di bello che ci aspetta.

Dal punto di vista della longevità, qui si tocca il tema della resilienza emotiva, una delle chiavi per invecchiare bene. Chi riesce a dare senso alle difficoltà, a mantenere un senso di scopo e a coltivare gratitudine, mostra una maggiore protezione da demenza, depressione e declino cognitivo. Non è retorica: è neuroplasticità.

Capitolo 3 – I social a 90 anni: non è mai troppo tardi per imparare

Quando Emanuele le propone di aprire un profilo Instagram, Licia all’inizio è perplessa. Ma poi accetta. E da lì nasce la trasformazione: una nonna influencer con oltre 100.000 follower, che ogni giorno lancia messaggi di ottimismo, eleganza e coraggio.

Ma il punto non è la fama. Il punto è che ha imparato qualcosa di nuovo a 90 anni. E questo è un segreto di longevità straordinario. Studi sulla neuroplasticità e sull’apprendimento continuo mostrano che il cervello, anche in età avanzata, può formare nuove connessioni se stimolato da novità, relazioni e scoperte.

Inoltre, i social — se usati in modo consapevole — possono ridurre la solitudine e aumentare il senso di appartenenza, due fattori chiave per una vecchiaia felice. Licia ne è la prova vivente: grazie ai social ha trovato una community affettuosa e un nuovo ruolo sociale.

Capitolo 4 – Eleganza, libertà, gentilezza: il mio elisir di lunga vita

Questo è forse il capitolo più “lirico”, dove Licia parla di ciò che ama: vestirsi con cura, usare il rossetto anche per andare a fare la spesa, cucinare per gli amici, fare complimenti a chi incontra per strada. Piccoli gesti, ma carichi di senso.

È qui che il libro si fa anche manuale di stile esistenziale: curare la bellezza, coltivare la gentilezza, sorridere al mondo. Non per piacere agli altri, ma per rispetto verso se stessi. Un modo elegante, e insieme rivoluzionario, di resistere al tempo.

Dal punto di vista della scienza dell’invecchiamento, questo tocca il tema della cura del sé come atto di longevità. Anche la salute della pelle, l’autostima, la motivazione sociale sono correlate a una maggiore aspettativa di vita sana. Vestirsi con cura o prepararsi un buon pranzo non sono superficialità: sono rituali di dignità.

Capitolo 5 – Amicizia intergenerazionale: la longevità si fa in due

Il rapporto tra Licia ed Emanuele è il cuore emotivo del libro. Due generazioni lontanissime che si incontrano, si capiscono, si aiutano. Nonna e nipote “adottivo”. Insieme, abbattono stereotipi: i giovani non sono tutti superficiali, e gli anziani non sono tutti tristi o incapaci di adattarsi.

Questa relazione è anche un potente messaggio sociale: la solitudine degli anziani non si combatte solo con servizi, ma con legami. Le ricerche lo confermano: le relazioni significative sono il fattore numero uno per predire la felicità e la longevità, come dimostra il celebre Studio di Harvard durato 80 anni. Non è il reddito o il colesterolo a dirci quanto a lungo e bene vivremo. Sono le connessioni umane.

Capitolo 6 – La vecchiaia non è una malattia

In uno dei capitoli più toccanti, Licia denuncia lo sguardo pietistico e assistenziale che spesso accompagna la vecchiaia. “Non siamo bambini da proteggere, né relitti da compatire”, dice. “Abbiamo ancora molto da dare. Vogliamo essere ascoltati, non ignorati”.

Questo è un tema culturale e politico: rivalutare l’età anziana non solo come fase finale, ma come stagione attiva, piena, ricca. Licia propone una rivoluzione gentile: dare voce agli anziani, non solo come memoria storica, ma come presenza viva nel presente.

Qui il libro si fa anche manifesto sociale: abbiamo bisogno di cambiare lo storytelling sull’invecchiamento, e Licia con il suo sorriso lo fa, ogni giorno.

Capitolo 7 – Non c’è tempo per essere tristi

Il capitolo finale dà il titolo al libro. È un inno alla vita, alla speranza, alla scelta quotidiana della gioia. Licia non nega il dolore, ma lo guarda con occhi nuovi. Non si tratta di essere sempre felici, ma di non restare bloccati nella tristezza. Di “danzare nella tempesta”, come dice.

Per chi ha superato i 50 o i 70 anni, questo è un messaggio potentissimo. In un’epoca in cui si tende a nascondere l’invecchiamento o a viverlo con vergogna, Licia ci mostra che la longevità non è solo sopravvivere a lungo, ma vivere bene ogni giorno in più.

Considerazioni finali: un libro che fa bene al cuore (e al cervello)

"Non c’è tempo per essere tristi" non è solo la storia di una signora speciale. È una guida emotiva alla longevità. Non troverete consigli su integratori o esercizi fisici. Ma troverete la vitamina più potente di tutte: la gioia di vivere. Una vitamina che, secondo le ricerche più recenti, riduce i livelli di cortisolo, rafforza il sistema immunitario e protegge il cervello dall’invecchiamento.

È un libro da regalare e regalarsi, soprattutto se si è entrati nella seconda metà della vita. Per ricordarsi che c’è sempre tempo per iniziare qualcosa di nuovo. Ma non c’è tempo da sprecare nella tristezza inutile.

Come dice Licia: “Ci sono giorni belli e giorni meno belli. Ma ogni giorno è un dono. E io non voglio buttarlo via.”


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