Qui in Toscana, dove sto scrivendo questo articolo, dalla fine di Ottobre e per tutto Novembre, le colline piene di alberi di olivo si popolano di persone impegnate per la raccolta delle olive. Molte famiglie hanno il proprio oliveto e riuniscono tutti i componenti della famiglia per la raccolta con annessi pranzi e barbecue all'aria aperta (quest'anno il meteo è stato così clemente che ho visto persone a maniche corte cogliendo le olive).
E' una vera e propria festa che sfocia nella fase finale che è quella di portare le olive raccolte al frantoio che trasformerà il frutto in uno dei prodotti più affascinanti e preziosi della campagna: l'olio di oliva.
Poi ogni anno ogni famiglia si vanta di avere il migliore olio della zona! Ammetto che tra queste persone ci sono anch'io che con il mio piccolo oliveto produco l'olio di cui vado molto orgoglioso!
Ancel Keys e sua moglie Margaret Haney al lavoro
In questo articolo cercheremo di capire la relazione che c'è tra olio di oliva e longevità.
La stretta correlazione che vi è fra l’olio extravergine e la longevità fu scoperta da due fisiologi statunitensi Ancel Keys e sua moglie Margaret Haney.
La coppia giunse in Italia per la prima volta nel 1951, per tenere un congresso a Roma sui temi della nutrizione umana.
Tutte le relazioni vertevano sulla carenza di cibo e la deficienza vitaminica, specialmente nei paesi sottosviluppati. Quando i due scienziati accennarono al binomio malattia coronariche e regime alimentare, nessuno degli italiani presenti mostrò particolare interesse.
Il dottor Gino Bergami, professore di fisiologia dell’Università di Napoli, disse che le malattie cardiovascolari non erano un grande problema in Italia e soprattutto nelle regioni del Sud.
I due esperti americani, dopo il loro ritorno a Oxford, increduli delle affermazioni date dallo studioso napoletano, accolsero il suo invito e decisero di ritornare in Italia, con precisione a Napoli, per verificare personalmente.
Questo secondo viaggio verso il Mediterraneo ebbe l’effetto di un rito di passaggio che trasformò i due protagonisti facendoli rinascere, cambiando la storia della scienza della nutrizione.
Giunti a Napoli i Keys subito analizzarono campioni di sangue appartenenti a un gruppo di maschi adulti composto sia da operai sia da membri della classe media, rilevando tassi di colesterolo irrisori.
A quel punto si capì che i napoletani poveri mangiavano in maniera più sana degli americani ricchi. Dopo questi risultati i due coniugi estesero le loro ricerche a tutte le nazioni del bacino mediterraneo riscontrando sempre la stessa conclusione e una bassissima incidenza di malattie cardiovascolari.
Ciò che univa queste popolazioni era l’ormai nota triade mediterranea, costituita da CEREALI, VINO E OLIO.
Infatti queste popolazioni si cibavano essenzialmente di vegetali, frutta, pasta, pane, pochi latticini, pochissima carne e il tutto conditi esclusivamente con olio d’oliva, ingrediente principale della dieta mediterranea.
Dopo queste scoperte, lo stile di vita mediterraneo diventa per Angel e Margaret Keys una pratica di vita e un bagaglio di conoscenze da diffondere nel mondo anglosassone e da qui nasce la loro idea di promuovere un regime povero di grassi, ma ricco di sapori e mai monotono, cercando di dimostrare che in materia di salute, la cultura e la conoscenza siano più decisive della genetica e dell’ereditarietà.
I Keys si resero presto conto di come la Dieta Mediterraneanon fosse solamente un fatto di nutrizione ma anche uno stile di vita. Furono gli stessi studiosi a intuire la comunicabilità della scoperta, coniando quel termine che oggi tutti collegano alla longevità, nonostante la parola dieta rischiasse, allora come oggi, di allontanare gli interessati dalla tavola.
Vi consiglio il loro libro (recentemente ripubblicato) “La dieta mediterranea. Come mangiare bene e stare bene” che potete trovare qui.
Curiosità: Ancel Keys divenne anche famoso come ideatore della “Razione K” (dove K stava per Keys), il cibo facilmente trasportabile, destinato ai paracadutisti americani nella seconda guerra mondiale. Durante il conflitto bellico vennero prodotte più di 105 milioni di razioni.
L’olio extravergine d’oliva è l’unico olio digeribile al 100% e le scoperte fatte dai Keys e gli studi condotti recentemente da vari scienziati nel mondo, stanno a dimostrare che l’assunzione giornaliera di olio extravergine d’oliva può essere la più naturale soluzione per una vita longeva e salutare.
Ovviamente, essendo un grasso, deve essere assunto con moderazione e sono consigliati circa 2-4 cucchiai al giorno per poter condire i vostri alimenti.
Il fatto che l'olio d'oliva è più sano della maggior parte degli altri oli e grassi non è esattamente una novità.
Alcuni dei presunti benefici dell'olio d'oliva sono supportati da prove scientifiche convincenti.
Si sta studiando se il consumo di olio d'oliva influisca sulla mortalità, con dati provenienti da studi sulla popolazione che possono differire per metodologia e affidabilità.
Tali studi sono condotti anche principalmente in paesi in cui il consumo di olio d'oliva è parte integrante di una dieta e districare gli effetti dei vari componenti può essere complicato.
Uno studio demografico è stato condotto in Spagna, dove il consumo di olio d'oliva fa effettivamente parte della dieta mediterranea prevalente.
Tuttavia, ha diversi punti di forza che lo rendono degno di nota, incluso il suo periodo di follow-up relativamente lungo di 18 anni. I ricercatori hanno anche svolto un lavoro dignitoso separando il consumo di olio d'oliva da altri elementi della dieta mediterranea.
Lo studio ha incluso 1.567 partecipanti adulti, con un'età media di 46 anni, del Valencia Nutrition Study.
Le loro abitudini alimentari sono state valutate al basale tramite un questionario e a ciascun partecipante è stato assegnato un punteggio da 0 a 7 che indicava la loro aderenza alla dieta mediterranea. Il punteggio ha rappresentato nove componenti: frutta (compresi semi e noci), verdure, pesce, legumi, olio d'oliva e cereali, carne, latticini e alcol. Ovviamente escludeva l'olio d'oliva.
I ricercatori hanno anche controllato per età, sesso, livello di istruzione, indice di massa corporea (BMI), consumo di tabacco, ore totali di visione della TV al giorno come indicatore dell'attività fisica e presenza di condizioni croniche preesistenti come diabete e ipertensione. .
Nel periodo di follow-up sono stati registrati 317 decessi, di cui 115 per malattie cardiovascolari e 82 per cancro. Rispetto al livello di base del consumo di olio d'oliva meno di una volta al mese, il consumo fino a un cucchiaio al giorno era associato a un rischio inferiore del 9% di mortalità per tutte le cause. Il consumo di due o più cucchiai, tuttavia, era legato a una riduzione molto maggiore del rischio di morte: 31% per mortalità per tutte le cause, 46% per mortalità cardiovascolare e ben il 51% per cancro. Ciò non significa che l'effetto sulla mortalità cardiovascolare e per cancro appaia bruscamente dopo che queste soglie vengono superate, ma piuttosto che in questo particolare studio i livelli di consumo più bassi non sono risultati significativi.
Ci sono studi anche in Italia come quello partito nel 2005 ed ancora in corso, chiamato Moli-sani che ha coinvolto circa 25.000 cittadini residenti in Molise, per conoscere i fattori ambientali e genetici alla base delle malattie cardiovascolari, dei tumori e delle patologie neurodegenerative.
Il rischio di essere colpiti da queste malattie dipende da molti elementi, alcuni sono genetici, altri dipendono dall’ambiente, dalla dieta e dallo stile di vita di una singola persona. Conoscere a fondo l’equilibro che vi è tra questi elementi è importante.
Lo studio Moli-sani ha permesso negli anni di raccogliere molte informazioni sui soggetti analizzati, di creare una biobanca di campioni di sangue e urine e di pubblicare numerosi lavori incentrati sul ruolo della dieta mediterranea e delle sue componenti nella prevenzione.
Un nuovo focus sul consumo di olio extravergine di oliva e una sua maggior durata aiuterà a caratterizzare meglio il ruolo di questo alimento sulla salute umana.
Un altro studio di Harvard pubblicato all'inizio di quest'anno è particolarmente degno di nota.
È stato condotto negli Stati Uniti piuttosto che in un paese mediterraneo con una dimensione del campione di oltre 90.000 e un periodo di follow-up ancora più lungo fino a 28 anni. In quello studio, una maggiore assunzione di olio d'oliva era associata a un rischio inferiore del 19% di mortalità cardiovascolare, un rischio inferiore del 17% di mortalità per cancro, un rischio inferiore del 29% di mortalità neurodegenerativa e un rischio inferiore del 18% di mortalità respiratoria.
L'olio d'oliva contiene numerosi composti che potrebbero spiegare i suoi benefici per la salute, come gli acidi grassi monoinsaturi (MUFA - MonoUnsaturated Fatty Acids).
È anche ricco di composti fenolici oleuropeina, tirosolo e idrossitirosolo, che hanno dimostrato di possedere qualità antipertensive, antiossidanti e antinfiammatorie.
Alcuni studi suggeriscono anche che l'acido oleico, il MUFA più abbondante nell'olio d'oliva, ha qualità oncoprotettive (anti-cancro).
Per gli esperti di nutrizione è un mantra: la dieta mediterranea è uno dei regimi alimentari più sani. Dichiarata Patrimonio Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO, non è in realtà una specifica dieta, piuttosto è un insieme di abitudini alimentari e tradizioni tipiche dell’area mediterranea.
Gli “ingredienti” base sono alimenti prevalentemente di origine vegetale (frutta, verdura in abbondanza, legumi e cereali integrali), pesce e latticini, e poca carne.
Il tutto condito con… olio di oliva.
È lui, l’olio d’oliva, dunque il vero protagonista gustato in cucina e studiato con crescente interesse dalla ricerca sulla prevenzione delle malattie e sulla longevità.
Secondo il più noto dei modelli per una sana alimentazione, la cosiddetta “piramide alimentare”, l’olio di oliva è collocato nella fascia intermedia della figura, fra gli alimenti da consumare quotidianamente nella misura di 2-4 porzioni al giorno (dove una porzione è intesa pari a un cucchiaio, circa 10 millilitri).
Meglio usarlo a crudo e non eccedere se si vuole evitare di prendere peso, mentre resta un buon alleato per arricchire di energia e sapore i pasti di chi ha problemi di inappetenza o malnutrizione.
Soprattutto la sua composizione in grassi “buoni” per il nostro organismo e la presenza di composti fenolici. Non tutti i grassi sono uguali. Fra quelli utili vi è l’acido oleico, il più presente nell’olio extravergine d’oliva, a cui si attribuiscono vari effetti positivi: può incidere sul colesterolo nel sangue, portando ad una piccola riduzione della frazione di colesterolo LDL (che se è troppo alta è una minaccia per la salute cardiovascolare); inoltre, viene studiato perché potrebbe essere coinvolto nella soppressione dell’azione degli oncogeni, i geni responsabili di alcune forme tumorali.
La letteratura scientifica ha documentato nell’olio extravergine di oliva diverse proprietà protettive del sistema vascolare. I suoi composti fenolici, ad esempio, inibiscono l’aggregazione piastrinica, contrastano i radicali liberi e attivano i sistemi antiossidanti del corpo.
Inoltre, l’azione combinata di acidi grassi buoni e polifenoli sembra ridurre lo stato infiammatorio, contrastare la formazione delle placche nelle arterie e migliorare il metabolismo dei lipidi, riducendo trigliceridi, colesterolo totale e colesterolo LDL.
Ci sono anche alcune evidenze che indicano che l’olio extravergine protegga da certe forme di tumore, in particolare di colon, seno e pelle.
In che modo? L’effetto sarebbe dovuto all’azione antiossidante dei vari composti fenolici e alla capacità dell’oleuropeina di ridurre la formazione di nuovi vasi nei tumori (angiogenesi).
Nel caso del tumore mammario, si valuta anche l’acido oleico, che potrebbe ridurre il danno cellulare provocato dai radicali liberi.
Ci sono poi ricerche (ancora da approfondire sull’uomo) che documentano effetti positivi sul rischio di diabete, sulle ossa, sull’indice di massa corporea. Si ipotizzano anche vantaggi nell’artrite reumatoide, nella sclerosi multipla, nella SLA, nel Lupus e nelle malattie infiammatorie intestinali. E, ultimo, ma non meno importante, si puntano gli occhi sulla salute della mente e su possibili effetti neuroprotettivi dell’olio extravergine di oliva.
Tutti questi studi mostrano una forte correlazione tra il consumo di olio d'oliva e la longevità.
Per questo motivo possiamo tranquillamente affermare che il consumo regolare di olio d'oliva è benefico per la salute e aiuta fortemente la longevità!
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