Le microplastiche, particelle di plastica di dimensioni inferiori a 5 mm, sono ormai ovunque: nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo e persino negli alimenti che consumiamo. Negli ultimi anni, la ricerca ha evidenziato il loro impatto sulla salute umana, con possibili effetti dannosi su organi vitali come il cervello, il cuore e il fegato.
Per le persone over 50, l’accumulo di microplastiche nel corpo potrebbe accelerare l’invecchiamento e aumentare il rischio di malattie neurodegenerative, cardiovascolari e metaboliche. Ma cosa dice la scienza e quali strategie possiamo adottare per ridurre l’esposizione? Scopriamolo insieme.
Uno studio recente dell’Università del New Mexico ha rivelato, per la prima volta, la presenza di microplastiche nei cervelli umani. I ricercatori hanno esaminato tessuti cerebrali provenienti da cadaveri di persone decedute nel 2016 e nel 2024, scoprendo che la quantità di microplastiche nel cervello era aumentata del 50% in soli otto anni.
Questa crescita esponenziale è attribuita all’incremento delle plastiche nell’ambiente, che inevitabilmente finiscono nel nostro corpo attraverso l’alimentazione, l’acqua e l’aria. Ma ciò che preoccupa di più è l’associazione tra alte concentrazioni di microplastiche e la presenza di malattie neurodegenerative, come la demenza.
Secondo lo studio, i cervelli delle persone affette da demenza contenevano livelli significativamente più alti di microplastiche, soprattutto nei vasi sanguigni e nelle cellule immunitarie del cervello.
A prima vista, si potrebbe pensare che questo sia semplicemente un effetto dell’invecchiamento. Tuttavia, la ricerca ha dimostrato che non tutte le persone anziane avevano accumuli elevati di microplastiche, ma solo quelle con malattie neurodegenerative.
Questo solleva alcune domande fondamentali:
Al momento, gli scienziati non hanno risposte definitive, ma il fatto che frammenti e particelle di plastica si accumulino nel cervello umano è un segnale allarmante per chi desidera preservare le proprie capacità cognitive con l’avanzare dell’età.
Oltre al cervello, le microplastiche sono state trovate in altri organi vitali, tra cui i polmoni, il fegato, i reni e persino la placenta. Questi accumuli possono contribuire a una serie di problemi di salute:
1. Infiammazione cronica e stress ossidativo
Le microplastiche possono scatenare una risposta infiammatoria nel corpo, aumentando la produzione di radicali liberi e accelerando il processo di invecchiamento cellulare. L’infiammazione cronica è stata associata a malattie come il diabete, l’Alzheimer e le patologie cardiovascolari.
2. Rischio cardiovascolare
Uno studio pubblicato su Nature Medicine ha suggerito che la presenza di microplastiche nei vasi sanguigni può aumentare il rischio di aterosclerosi, ovvero l’accumulo di placche che ostacolano il normale flusso sanguigno e possono portare a infarti e ictus.
3. Alterazione del microbiota intestinale
L’intestino è una delle prime barriere contro le tossine esterne, ma le microplastiche potrebbero alterarne l’equilibrio, riducendo la presenza di batteri benefici e aumentando il rischio di sindrome dell’intestino permeabile, che è stata collegata a malattie autoimmuni e infiammazioni sistemiche.
4. Contaminazione attraverso il pesce che mangiamo
Uno dei veicoli principali delle microplastiche nell’alimentazione è il pesce, soprattutto quello di grossa taglia come tonno, salmone e pesce spada.
Gli organismi marini ingeriscono le microplastiche presenti nell’acqua, che si accumulano lungo la catena alimentare. Quando mangiamo pesce contaminato, assorbiamo indirettamente queste particelle, aumentando la nostra esposizione.
Optare per pesce di piccola taglia, come sardine e acciughe, riduce il rischio di accumulo di microplastiche, perché questi pesci hanno un ciclo di vita più breve e meno tempo per accumulare sostanze tossiche.
5. Utensili da cucina: un pericolo sottovalutato
Molti non ci pensano, ma le padelle antiaderenti e i taglieri in plasticasono una fonte insospettata di microplastiche nella nostra dieta.
Se è vero che le microplastiche sono ormai diffuse ovunque, è altrettanto vero che possiamo adottare strategie pratiche per limitarne l’ingestione quotidiana.
1. Evitare l’uso di bottiglie di plastica
Le bottiglie in PET rilasciano microplastiche nell’acqua, soprattutto se esposte al calore. Optare per bottiglie in vetro o acciaio inossidabileè una scelta più sicura per ridurre l’assunzione di particelle di plastica.
2. Preferire contenitori in vetro o acciaio per il cibo
Scaldare il cibo nei contenitori di plastica aumenta la dispersione di microplastiche e sostanze chimiche nocive. È meglio utilizzare contenitori in vetro o acciaio inox, evitando di avvolgere gli alimenti nella pellicola trasparente.
3. Sostituire utensili di plastica con alternative naturali
Piatti, bicchieri e posate in plastica possono rilasciare particelle microscopiche, specialmente quando entrano in contatto con alimenti caldi. Scegliere utensili in bambù, legno o ceramicariduce significativamente il rischio.
4. Filtrare l’acqua potabile
Le microplastiche sono state trovate in acqua di rubinetto e in bottiglia. Utilizzare un filtro a carboni attivi o a osmosi inversapuò ridurre la quantità di particelle di plastica ingerite.
5. Evitare alimenti confezionati in plastica
Gli alimenti industriali e confezionati sono una delle principali fonti di contaminazione da microplastiche. Preferire cibi freschi e non confezionati è una scelta salutare sia per la longevità che per l’ambiente.
Le microplastiche sono una minaccia silenziosa, invisibile ma pervasiva. Anche se non esistono ancora prove definitive che causino malattie specifiche, il loro accumulo nel nostro organismo può accelerare l’invecchiamento e aumentare il rischio di patologie croniche.
Adottare uno stile di vita consapevole e ridurre l’esposizione a queste particelle è fondamentale per preservare la salute e la longevità, specialmente per chi ha superato i 50 anni.
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