The Substance, diretto da Coralie Fargeat, è una provocatoria esplorazione dell’ossessione moderna per la giovinezza. Con Demi Moore nel ruolo di Elisabeth Sparkle, un’ex star televisiva del fitness alle prese con il declino della fama, e la talentuosa Margaret Qualley nei panni di Sue, una giovane donna pronta a tutto pur di conquistare il successo, il film ci porta nel cuore delle paure e delle aspirazioni di chi desidera fermare il tempo. Attraverso il personaggio di Elisabeth, che si avvicina a una misteriosa sostanza per recuperare una giovinezza illusoria, il film esplora le trasformazioni fisiche e psicologiche che derivano da questa scelta, rappresentando una critica potente alla cultura dell’eterna giovinezza.
Sue, interpretata dalla bravissima e bellissima Margaret Qualley, è affamata di successo. Il suo personaggio rappresenta una visione estrema della giovinezza moderna: disposta a sacrificare qualsiasi legame o aspetto di sé che ricordi il processo di invecchiamento o l’accettazione della propria età. In questa storia, Sue diventa la versione giovane e ambiziosa che Elisabeth vorrebbe recuperare, rappresentando la parte di sé che Elisabeth ha sacrificato sull’altare della fama. Con la sua presenza, il film contrappone due volti della stessa persona, uno che rifiuta il naturale declino dell’età e uno che è disposto a tutto per evitare qualsiasi forma di vulnerabilità o cambiamento.
Nel film, la pressione a mantenere un’immagine giovane diventa una dipendenza che, come per Elisabeth, si traduce in percorsi autodistruttivi. In una società che esalta il corpo perfetto, i trattamenti estetici invasivi come la chirurgia plastica e la liposuzione diventano le risposte rapide per chi non riesce ad accettarsi. Questa dipendenza si riflette anche nella crescente popolarità di farmaci come l’Ozempic, utilizzati fuori indicazione per la perdita di peso. The Substance mostra come queste pratiche, anziché offrire una soluzione, siano un sintomo di un malessere profondo, di una “fame” di perfezione che non può essere soddisfatta. Sue diventa simbolo di questo desiderio sfrenato, mostrando come la giovinezza possa, paradossalmente, diventare un peso da sostenere.
Nel cuore della narrazione c’è Harvey, interpretato dall’eccezionale Dennis Quaid, un dirigente televisivo che incarna l’ageismo nel mondo dello spettacolo. È lui a ricordare a Elisabeth che “a 50 anni, è tutto finito,” spingendola verso scelte che lei stessa avrebbe evitato. Questo personaggio esemplifica la discriminazione che molti, specialmente le donne, affrontano con l’età, insinuando che il valore di una persona diminuisca con gli anni. Harvey non solo giudica Elisabeth, ma fa pressione su di lei affinché rinunci alla propria identità, alimentando un ciclo distruttivo che la porterà verso decisioni devastanti. L’ageismo che Harvey rappresenta alimenta il desiderio di Elisabeth di cancellare qualsiasi traccia del passare del tempo, una dinamica che il film esplora in tutta la sua complessità.
Uno dei temi centrali di The Substance è l’idea di una “pillola magica” capace di arrestare il tempo. La misteriosa sostanza che Elisabeth assume è una metafora della nostra tendenza a cercare soluzioni immediate per sfuggire all’invecchiamento, ma la realtà è che la longevità e la qualità della vita richiedono uno sforzo quotidiano e un approccio equilibrato. Non esiste una risposta semplice, e il desiderio di Elisabeth per una giovinezza immediata e senza sforzi si scontra con le conseguenze impreviste della sua scelta. In questo senso, il film ci invita a riflettere su quanto la vera longevità, specialmente per chi è over 50, sia il risultato di un impegno costante che coinvolge mente, corpo e spirito.
Ci siamo divertiti a tradurre lo spot di presentazione che la protagonista guarda prima di comprare la Sostanza.
La dinamica tra Elisabeth e Sue rappresenta, in ultima analisi, il conflitto tra accettazione e negazione del tempo che passa. Elisabeth è attratta dall’immagine giovane e ambiziosa di Sue, vedendo in lei una seconda possibilità per riprendersi qualcosa che sente di aver perso. Tuttavia, questa ricerca della giovinezza a ogni costo non porta a una vera felicità o a un senso di pace. The Substance mostra come il desiderio di apparire eternamente giovani possa minare la propria autenticità e trasformare il naturale processo di invecchiamento in una lotta continua.
Il film trasmette un messaggio potente per coloro che superano i cinquant’anni: accettare e abbracciare la propria età, piuttosto che cercare di cancellarla. La vera longevità, come suggerisce la storia di Elisabeth, non è una questione di anni o di aspetto esteriore, ma di qualità di vita, benessere e accettazione di sé. È un invito a concentrarsi su ciò che ci fa sentire vivi e autentici, piuttosto che su un’immagine superficiale di perfezione.
The Substance si presenta come un’opera che, attraverso il linguaggio del body horror, stimola una riflessione profonda sull’ossessione per la giovinezza e sulla pressione che la società esercita su chi invecchia. Demi Moore offre una performance memorabile e intensa, incarnando una donna che, nel tentativo di fermare il tempo, rischia di perdere se stessa. Al suo fianco, Margaret Qualley brilla nel ruolo di Sue, una giovane affamata di successo che incarna l’aspirazione di una giovinezza perfetta, ma anche la sua vulnerabilità.
Con The Substance, gli spettatori sono chiamati a interrogarsi sul proprio rapporto con l’invecchiamento e la longevità. La pellicola non offre risposte facili, ma invita a un percorso di accettazione e consapevolezza, ricordandoci che la vera bellezza risiede nell’autenticità e nella capacità di abbracciare ogni fase della vita.
The Substance è un film provocatorio e disturbante che ci spinge a riflettere sul nostro rapporto con l'invecchiamento e l'immagine corporea. Il film ci invita ad abbandonare la ricerca di soluzioni facili e ad abbracciare la bellezza dell'autenticità e dell'accettazione di sé.
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